La Convenzione di Lanzarote e i Rischi del Web: Una Difesa Contro lo Sfruttamento dei Minori

La Convenzione di Lanzarote e i Rischi del Web: Una Difesa Contro lo Sfruttamento dei Minori

L’era digitale ha rivoluzionato il modo di comunicare e interagire, ma ha anche amplificato i rischi per i minori, rendendoli vulnerabili a nuove forme di sfruttamento sessuale online. Tra gli strumenti normativi per contrastare questi fenomeni, la Convenzione di Lanzarote rappresenta un pilastro fondamentale per la tutela dei diritti dei minori contro l’abuso e lo sfruttamento sessuale. Questo trattato internazionale, adottato dal Consiglio d’Europa nel 2007, è stato ratificato dall’Italia nel 2012 con la Legge n. 172, introducendo significative modifiche al quadro normativo nazionale.

La Convenzione di Lanzarote: Principi e Obiettivi

La Convenzione nasce dall’esigenza di rispondere al crescente fenomeno dello sfruttamento sessuale dei minori, reso ancor più pervasivo dall’uso delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione (ICT). Tra gli obiettivi principali della Convenzione vi sono:

  1. Prevenzione dello sfruttamento sessuale: Promuovere un’educazione sessuale e digitale mirata, fornendo ai minori strumenti per riconoscere situazioni di rischio.
  2. Protezione delle vittime: Garantire supporto psicologico, medico e legale ai minori coinvolti in situazioni di abuso.
  3. Perseguimento dei colpevoli: Criminalizzare comportamenti quali l’adescamento online (child grooming), la pedopornografia e lo sfruttamento sessuale.

La Convenzione si distingue per il suo approccio integrato, che combina misure preventive, repressive e di sensibilizzazione. Essa riconosce inoltre la necessità di una cooperazione internazionale per affrontare crimini che spesso travalicano i confini nazionali.

I Rischi del Web per i Minori

L’ambiente digitale è caratterizzato da una combinazione di anonimato, accesso globale e rapidità di comunicazione che favorisce lo sviluppo di crimini a sfondo sessuale. Tra i rischi più gravi evidenziati dalla Convenzione vi sono:

  1. Adescamento online (Child Grooming): Questo fenomeno consiste nell’instaurazione di un rapporto di fiducia tra un adulto e un minore, con l’obiettivo di sfruttarlo sessualmente. Attraverso social network, app di messaggistica o giochi online, gli adescatori individuano le loro vittime, spesso fingendo di condividere interessi o problemi comuni. Questo processo manipolativo porta il minore a fidarsi, rendendolo più vulnerabile a richieste di foto, video o incontri di persona.
  2. Pedopornografia online: La diffusione di materiale pedopornografico è uno dei crimini più gravi legati all’uso improprio della rete. La Convenzione di Lanzarote impone agli Stati membri di adottare misure per perseguire non solo la produzione, ma anche il possesso e la diffusione di contenuti pedopornografici, compresi quelli realizzati con tecniche virtuali.
  3. Prostituzione minorile digitale: Con l’avvento delle tecnologie, la prostituzione minorile ha assunto una dimensione telematica. Attraverso webcam o altre piattaforme online, i minori possono essere costretti a compiere atti sessuali dietro compenso. La giurisprudenza italiana ha esteso la definizione di prostituzione per includere anche queste interazioni virtuali.
  4. Cyberbullismo e Sextortion: Sebbene non sempre legati al tema dello sfruttamento sessuale, il cyberbullismo e l’estorsione sessuale (sextortion) rappresentano altre gravi minacce per i minori. Questi fenomeni possono danneggiare profondamente l’autostima e la salute mentale delle vittime, rendendole più vulnerabili a ulteriori abusi.

L’Attuazione della Convenzione in Italia

Con la ratifica della Convenzione, l’Italia ha introdotto nuove norme per rafforzare la protezione dei minori. Tra le più significative vi è l’articolo 609-undecies del codice penale, che punisce l’adescamento online con pene che vanno da uno a tre anni di reclusione. La legge considera reato qualsiasi atto volto a carpire la fiducia di un minore mediante artifici, lusinghe o minacce, anche se non si concretizza in un incontro fisico.

Inoltre, sono state rafforzate le disposizioni relative alla pedopornografia, includendo la detenzione di immagini virtuali di minori, anche se non associate a situazioni reali. Questa misura mira a contrastare la diffusione di contenuti che alimentano la domanda di materiale illegale.

Educazione e Prevenzione: La Chiave del Cambiamento

La Convenzione di Lanzarote sottolinea l’importanza di un approccio preventivo. L’articolo 6 del trattato invita gli Stati a integrare l’educazione sessuale e digitale nei programmi scolastici, sensibilizzando i giovani sui rischi dello sfruttamento sessuale e sull’uso sicuro delle tecnologie.

La collaborazione tra genitori, scuole e istituzioni è fondamentale per creare un ambiente sicuro per i minori. Campagne di sensibilizzazione, corsi di formazione e strumenti tecnologici possono aiutare a proteggere i giovani dai pericoli del web.

La Convenzione di Lanzarote rappresenta un importante passo avanti nella lotta contro lo sfruttamento sessuale dei minori, ma richiede un’applicazione rigorosa e un costante aggiornamento per affrontare le sfide dell’era digitale. La prevenzione, attraverso un’educazione consapevole e una maggiore responsabilità delle piattaforme digitali, è la strada maestra per garantire ai minori una navigazione sicura e un futuro protetto. Solo un impegno collettivo può contrastare efficacemente i rischi del web, trasformandolo in uno strumento di crescita e non di pericolo.

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Il Cutting in Adolescenza: Ferite sul Corpo, Segnali dell’Anima

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Il cutting, o autolesionismo tramite tagli, rappresenta una delle manifestazioni più diffuse e complesse del disagio adolescenziale. In un periodo di trasformazione identitaria e tumulto emotivo, il corpo diventa il terreno su cui gli adolescenti proiettano le loro sofferenze, angosce e conflitti interiori. Questa pratica, che spesso suscita sgomento negli adulti, richiede una profonda comprensione dei suoi significati psicologici e sociali.

Che cos’è il cutting?

Il termine cutting deriva dall’inglese to cut, tagliare. Si tratta di un comportamento autolesionistico in cui la pelle, soprattutto di braccia e gambe, viene incisa con oggetti appuntiti come lamette, coltelli o frammenti di vetro. Può manifestarsi come episodio isolato o come pratica ricorrente, talvolta diffusa tra gruppi di pari, alimentata anche dall’emulazione attraverso i social media.

Ogni taglio sulla pelle porta con sé una complessità di significati. Per decifrarli, è necessario analizzare il contesto psicologico, familiare e sociale dell’adolescente, oltre alla fase del suo sviluppo emotivo.

Il corpo come teatro del dolore

Il cutting si inserisce in un quadro più ampio di difficoltà evolutive. Durante l’adolescenza, il corpo diventa il luogo privilegiato su cui si riversano tensioni emotive e conflitti interiori. La pelle, con la sua natura porosa e il suo ruolo di confine tra interno ed esterno, è il luogo ideale per esternare contenuti emotivi non tollerabili. I tagli, in questo senso, rappresentano un tentativo di dare forma al caos interiore, fissando sulla pelle il dolore psichico che non trova altra via di espressione.

La pratica del cutting è spesso accompagnata da una sensazione di sollievo. Molti adolescenti riferiscono che il dolore fisico permette loro di “sentirsi vivi” in un momento di congelamento emotivo, o di liberarsi di una tensione insostenibile. La vista del sangue, inoltre, conferma la propria esistenza, offrendo un ancoraggio concreto in un mondo interno percepito come frammentato.

Un conflitto generazionale nascosto

Il cutting non è soltanto un atto di autoaggressione; è anche un modo di comunicare con gli adulti. In una società sempre più caratterizzata da una genitorialità “affettiva” e puerocentrica, che evita il conflitto e idolatra i figli, gli adolescenti si trovano spesso privi degli strumenti per affrontare la frustrazione e il dolore. Questa mancanza di competenze emotive li rende vulnerabili di fronte alle sfide della crescita.

Il cutting può essere visto come una forma di conflitto generazionale mascherato. Invece di confrontarsi apertamente con i genitori o le figure di riferimento, i giovani spostano il conflitto sul proprio corpo, che diventa il bersaglio di aggressioni simboliche.

Il cutting e il femminile

Il fenomeno del cutting è prevalentemente femminile e si lega profondamente al tema della femminilità emergente. L’arrivo del menarca segna una trasformazione corporea e identitaria che spesso le ragazze vivono con disagio. In molti casi, il rapporto conflittuale con la madre, percepita come intrusiva o incapace di favorire un’autonomia, può esacerbare questa difficoltà.

Il taglio, in questo contesto, assume un significato simbolico. La ragazza cerca di “tagliare” il legame fusionale con la madre, un legame che non le permette di appropriarsi pienamente della propria identità femminile. L’attacco alla pelle diventa un modo per affermare la propria separazione e reclamare uno spazio personale.

Cutting come rito di appartenenza

In alcuni casi, il cutting assume una dimensione gruppale. All’interno di cerchie di amici o attraverso comunità online, il taglio diventa un rito di appartenenza, un linguaggio condiviso che rafforza i legami sociali. Questo aspetto collettivo può amplificare il fenomeno, trasformandolo in una pratica normalizzata all’interno di determinati contesti.

I rischi del cutting e l’urgenza di intervenire

Il cutting, sebbene possa apparire inizialmente come un sollievo temporaneo, porta con sé rischi significativi, sia fisici che psicologici. Le ferite possono infettarsi e lasciare cicatrici permanenti, mentre a livello emotivo il giovane può entrare in un circolo vizioso di autolesionismo e isolamento.

Intervenire precocemente è fondamentale. Tuttavia, affrontare il tema richiede delicatezza. Gli adulti devono evitare giudizi o reazioni punitive, che potrebbero intensificare il senso di vergogna o di isolamento. È essenziale offrire un ascolto empatico, cercando di comprendere le emozioni e i bisogni che si celano dietro il gesto autolesionista.

Come decodificare il cutting

Per interpretare il significato del cutting è necessario considerare diversi fattori:

  • La misura e l’intensità dei tagli: Tagli isolati e superficiali possono avere un significato diverso rispetto a ferite profonde e ricorrenti.
  • Il contesto familiare: Un ambiente familiare conflittuale o eccessivamente protettivo può influenzare la propensione all’autolesionismo.
  • Il rapporto con i pari: La presenza di dinamiche di gruppo o di emulazione può spiegare la diffusione del fenomeno.
  • Il vissuto emotivo del ragazzo: È importante esplorare le emozioni che il giovane non riesce a verbalizzare, ma che esprime attraverso il corpo.

Il cutting è un fenomeno complesso che non può essere ridotto a un semplice atto di ribellione o a un segnale di patologia. È un linguaggio corporeo che racconta il dolore dell’adolescenza, la difficoltà di separarsi dal passato e di affrontare le sfide del futuro. Decifrare questo linguaggio richiede empatia, comprensione e, spesso, un intervento professionale.

Gli adulti possono svolgere un ruolo cruciale, offrendo un sostegno non giudicante e incoraggiando i giovani a esplorare modalità più sane di espressione e di elaborazione del proprio mondo interno.

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La scuola è un luogo cruciale per l’identificazione precoce e la prevenzione della depressione infantile, dato il tempo significativo che i bambini trascorrono in questo ambiente e il contatto costante con educatori e coetanei. Attraverso strategie mirate, è possibile intervenire efficacemente per migliorare il benessere psicologico degli studenti e creare un contesto di apprendimento sicuro e supportivo.

Sensibilizzazione del personale scolastico

Un passo fondamentale è formare il personale educativo e scolastico sulla riconoscenza dei segnali di disagio emotivo. Gli insegnanti devono essere in grado di individuare cambiamenti comportamentali significativi negli studenti, come:

  • Isolamento sociale;
  • Perdita di interesse nelle attività quotidiane;
  • Irritabilità o aggressività;
  • Alterazioni nell’appetito e nel sonno.

Offrire corsi di aggiornamento periodici su temi legati alla salute mentale consente agli educatori di sviluppare competenze nel supportare gli studenti e nel lavorare in sinergia con famiglie e specialisti.

Creazione di un ambiente scolastico positivo

Un ambiente scolastico inclusivo e accogliente è fondamentale per prevenire la depressione. La scuola dovrebbe:

  • Promuovere una cultura del rispetto e dell’empatia attraverso attività di gruppo, programmi anti-bullismo e momenti di riflessione condivisa.
  • Favorire relazioni positive tra studenti e insegnanti, creando uno spazio dove ogni bambino si senta ascoltato e valorizzato.
  • Garantire che le strutture scolastiche siano adeguate, con spazi sicuri e stimolanti, capaci di promuovere un senso di benessere.

Supporto psicologico interno

L’integrazione di figure professionali come psicologi scolastici o counselor all’interno dell’istituto permette di offrire un primo punto di riferimento per studenti in difficoltà. Questi professionisti possono:

  • Fornire ascolto e supporto emotivo ai ragazzi;
  • Condurre incontri con gruppi classe per promuovere la consapevolezza emotiva;
  • Collaborare con insegnanti e famiglie per sviluppare strategie individualizzate di supporto.

Programmi di educazione emotiva

L’introduzione di percorsi educativi focalizzati sulle emozioni può aiutare i bambini a sviluppare una maggiore consapevolezza di sé e delle proprie sensazioni. Questi programmi possono includere:

  • Attività di mindfulness per ridurre lo stress e migliorare l’autoregolazione;
  • Discussioni guidate su tematiche legate all’autostima e alla gestione delle emozioni;
  • Giochi di ruolo per praticare la risoluzione di conflitti e il riconoscimento delle emozioni altrui.

Coinvolgimento delle famiglie

La scuola deve costruire un rapporto solido con le famiglie, che svolgono un ruolo chiave nel supporto psicologico dei bambini. È essenziale:

  • Organizzare incontri informativi per genitori su come riconoscere i segnali di depressione;
  • Fornire strumenti pratici per affrontare i problemi emotivi a casa;
  • Facilitare la comunicazione tra genitori e scuola per garantire un intervento tempestivo e coordinato.

La scuola non è solo un luogo di apprendimento, ma anche un contesto cruciale per il benessere psicologico degli studenti. Attraverso la formazione del personale, la promozione di un ambiente positivo e il supporto diretto agli studenti e alle famiglie, è possibile prevenire e gestire efficacemente la depressione infantile. Investire in tali strategie non solo migliora la qualità della vita dei bambini, ma contribuisce a costruire una comunità scolastica più resiliente e attenta alle esigenze emotive di ciascuno.

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Il Tatuaggio in Adolescenza: Una Narrazione sulla Pelle

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La pratica del tatuaggio ha assunto un ruolo centrale nella costruzione identitaria degli adolescenti contemporanei. Come riportato dagli studi psicologici, l’adolescenza è una fase di transizione caratterizzata dal bisogno di separarsi dal sé infantile e di affermare un’identità autonoma. Il tatuaggio, in questa cornice, diventa molto più di una decorazione estetica: è un linguaggio visivo attraverso cui il giovane esplora, comunica e custodisce le proprie emozioni, pensieri e paure.

Un linguaggio sulla pelle

Il termine “tattoo” deriva dal polinesiano tautau, che richiama il suono degli strumenti utilizzati per incidere la pelle. Fin dalle origini, il tatuaggio ha avuto una funzione simbolica, legata a riti di passaggio, appartenenza tribale e protezione spirituale. Nell’adolescenza moderna, questa pratica assume una funzione comunicativa complessa. L’adolescente utilizza la pelle come un diario, una tela su cui fissare le tappe salienti del proprio percorso di crescita. Ad esempio, tatuaggi che ricordano persone care scomparse, come quello di un quindicenne che portava il nome di un amico morto prematuramente, rappresentano un modo per elaborare il lutto e custodire il ricordo. Questo segno indelebile sulla pelle diventa un simbolo di continuità emotiva e una narrazione autobiografica visibile.

Tatuaggi come separazione e individuazione

Per molti adolescenti, il tatuaggio rappresenta un mezzo per dichiarare al mondo la propria separazione dall’infanzia e dalla famiglia d’origine. Questo gesto di autoaffermazione è paragonabile ad altre scelte di stile, come l’abbigliamento o il taglio di capelli, che servono a definire un’identità unica e indipendente. Il tatuaggio rappresenta un atto di appropriazione del proprio corpo, un modo per rivendicare il controllo su di esso. Questa funzione è particolarmente significativa in un’età in cui il corpo subisce trasformazioni radicali, spesso vissute con disagio. Tatuare un’immagine o una frase significa ancorarsi a un’idea di sé stabile e visibile, in un periodo di turbolenza interiore.

Quando il tatuaggio diventa un grido di dolore

Se in molti casi il tatuaggio è un’espressione sana e creativa di sé, in altri può diventare un segnale di disagio profondo. Alcuni adolescenti utilizzano questa pratica per nascondere parti del corpo vissute come imperfette o inadeguate. Ad esempio, giovani con intenso dimorfismo corporeo possono ricoprire la pelle con tatuaggi per distogliere l’attenzione dalle loro insicurezze. In forme più estreme, il tatuaggio può essere un atto autolesionista, paragonabile al cutting. La pelle, in questi casi, diventa il luogo dove proiettare emozioni insopportabili, come la rabbia, il dolore o la vergogna. Il corpo tatuato diventa una barriera, un modo per rendere visibile e affrontabile ciò che non può essere elaborato interiormente.

Il bisogno di essere visti

Un elemento ricorrente nel ricorso ai tatuaggi è il desiderio di essere notati. Molti adolescenti vivono una profonda insicurezza cenestesica, una difficoltà a percepire se stessi come vivi e completi senza lo sguardo confermativo degli altri. Il tatuaggio, esposto volutamente, attira l’attenzione e sollecita una reazione da parte dell’ambiente esterno. Lo sguardo dell’altro diventa essenziale per definire un’identità ancora fragile e in costruzione.

Simbolismo e identità

I tatuaggi scelti dagli adolescenti sono spesso ricchi di simbolismo. Possono rappresentare ideali estetici, valori personali, perdite significative o aspirazioni future. Tuttavia, l’eccesso di tatuaggi o il loro contenuto violento possono suggerire difficoltà nel processo di separazione e individuazione. Quando il corpo viene “affollato” da immagini, spesso racconta di una lotta interiore contro un senso di invasione o un’incapacità di differenziarsi dal mondo adulto.

Il tatuaggio è una delle pratiche più diffuse tra gli adolescenti, un mezzo potente per comunicare e navigare nel complesso processo di costruzione identitaria. È importante, tuttavia, riconoscere il confine tra un’espressione sana di sé e un segnale di disagio. Gli adulti – genitori, insegnanti e terapeuti – possono svolgere un ruolo cruciale nel decodificare questi segni sulla pelle, offrendo un sostegno empatico e rispettoso ai giovani nel loro cammino verso l’età adulta.

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Giornata Mondiale dei Diritti Umani

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Giornata Mondiale dei Diritti Umani

Il 10 dicembre segna una giornata fondamentale per l’umanità: la Giornata Mondiale dei Diritti Umani. Questa ricorrenza, istituita per commemorare l’adozione della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani nel 1948, ci invita a riflettere su valori universali come la dignità, l’uguaglianza e la libertà. Tuttavia, non si tratta solo di un evento simbolico, ma di un’occasione per analizzare lo stato attuale dei diritti nel mondo e il loro impatto sulla psiche umana.

Viviamo in un’epoca in cui i diritti umani sono sotto costante pressione. In molti Paesi, la libertà di espressione è repressa, le minoranze vengono discriminate e intere popolazioni subiscono le conseguenze di conflitti armati e cambiamenti climatici. Queste violazioni non influiscono soltanto sulla vita materiale delle persone, ma lasciano segni profondi sulla loro salute mentale. Gli individui che subiscono ingiustizie sistematiche o discriminazioni sviluppano spesso disturbi come ansia, depressione e stress post-traumatico, con conseguenze che si trasmettono anche alle generazioni future. La negazione della dignità umana non colpisce solo chi la subisce direttamente, ma crea un clima di sfiducia e insicurezza che mina le fondamenta stesse della società.

Garantire i diritti umani non significa solo fornire protezione legale, ma anche creare un contesto in cui le persone possano svilupparsi pienamente. Il rispetto di questi diritti favorisce un senso di appartenenza e sicurezza psicologica, componenti essenziali per il benessere individuale e collettivo. Quando gli individui sentono che i loro diritti sono rispettati, sono più inclini a contribuire positivamente alla comunità, a sviluppare relazioni sane e a perseguire i propri obiettivi senza paura. È quindi evidente che la promozione dei diritti umani non è solo una questione etica, ma un investimento per una società mentalmente più sana e stabile.

In questa giornata, è fondamentale ricordare che i diritti umani non sono solo un ideale astratto, ma una realtà che necessita di essere costantemente difesa e rafforzata. Celebrare il 10 dicembre significa riaffermare il nostro impegno a combattere le ingiustizie e a creare un mondo in cui la dignità di ogni individuo sia rispettata e protetta. Solo così possiamo costruire una società capace di guarire le ferite del passato e prevenire quelle future.


Giornata Mondiale dei Diritti degli Animali

Una Riflessone sulla Compassione e la Salute Mentale

Il 10 dicembre, oltre a celebrare i diritti umani, ci offre l’opportunità di riflettere sui diritti degli animali, un tema sempre più centrale nel dibattito etico e sociale contemporaneo. Gli animali, esseri senzienti capaci di provare emozioni e sofferenze, continuano a essere vittime di sfruttamento, abusi e indifferenza. Questa giornata rappresenta un invito a riconsiderare il nostro rapporto con loro, non solo per il loro bene, ma anche per il nostro.

Il rispetto per gli animali non è solo una questione di giustizia nei loro confronti, ma anche un elemento cruciale per il benessere umano. Numerosi studi dimostrano che la crudeltà verso gli animali ha implicazioni psicologiche profonde sia per chi la perpetra che per chi ne è testimone. La violenza sugli animali è spesso collegata a una maggiore propensione alla violenza interpersonale, creando un circolo vizioso che danneggia l’intera società. Inoltre, l’esposizione a immagini di maltrattamenti sugli animali può causare traumi emotivi, ansia e un senso di impotenza in chi ne viene a conoscenza.

Al contrario, il rispetto e la cura per gli animali favoriscono lo sviluppo di qualità come l’empatia e la compassione, che sono fondamentali per la salute mentale e per la costruzione di relazioni umane positive. Interagire con gli animali in modo etico e rispettoso può avere effetti terapeutici, contribuendo a ridurre lo stress e a migliorare l’umore. Gli animali domestici, ad esempio, sono spesso fonte di conforto e supporto emotivo, dimostrando quanto sia stretto il legame tra il benessere animale e quello umano.

Tuttavia, non possiamo limitarci a considerare gli animali solo in funzione dei benefici che apportano all’uomo. È essenziale riconoscere il loro valore intrinseco e garantire loro condizioni di vita dignitose, libere da sofferenze inutili. Ciò implica un cambiamento profondo nei nostri stili di vita e nelle politiche che regolano il trattamento degli animali. Ridurre il consumo di prodotti di origine animale, preferire metodi di ricerca scientifica alternativi e proteggere gli habitat naturali sono passi fondamentali per costruire un rapporto più equilibrato e rispettoso con il mondo animale.

Celebrare i diritti degli animali il 10 dicembre significa affermare che la compassione non deve avere confini. È un invito a rivedere le nostre abitudini e a impegnarci per un futuro in cui tutti gli esseri viventi possano prosperare. Questo non solo contribuirà a un pianeta più giusto, ma anche a una società mentalmente più sana e consapevole.

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